Clarisse Grosseto
Fondazione Grosseto Cultura
Lista

Viaggio di ritorno

Mostra temporanea

03/11/2008 03/11/2008

Descrizione

   PROIEZIONE VIDEO DI RODOLFO LACQUANITI

Lunedì 3 novembre dalle ore 18, martedì 4 dalle ore 21

 

Foyer del Teatro moderno, Grosseto 

 

 

 

VIAGGIO DI RITORNO (Piccoli frammenti di luce colorata)

 

proiezione video di

Rodolfo Lacquaniti

“Piccoli frammenti di luce colorata” è una video opera che si inserisce nel progetto globale d'espressione artistica – perseguito da Rodolfo Lacquaniti – intitolato VIAGGIO DI RITORNO. Questo progetto accomuna esperienze creative eterogenee ma legate a un unico obiettivo, quello di sollecitare l'uomo a prendere coscienza della propria natura vitale e primordiale, liberata finalmente dalle angoscie e dalle sovrastrutture culturali imposte da un ambiguo concetto di civiltà.

Come spiega lo stesso Lacquaniti, “Viaggio di ritorno parte dal super io per procedere in senso inverso verso la realtà del nostro codice genetico, alla scoperta dell'energia pura”.

In altre parole, anche se il successo e una soddisfacente condizione sociale possono preludere ad una dimensione di apparente serenità ed appagamento, la vita dell'individuo moderno continua a dibattersi in uno stato di soggezione e sterile conformismo a modelli omologati che limita le sue aspirazioni ad un benessere reale. Il viaggio di ritorno è quindi un viaggio necessario verso di sé che si alimenta di crescenti stati di consapevolezza: il riconoscimento di una sensibilità che trascende il faticoso tentativo di realizzarsi attraverso i beni materiali, e di conseguenza l'affrancamento dal concetto stereotipato di tecnologia e di progresso, che deve rappresentare non il fine ma il mezzo verso la riconquista di una esistenza nuovamente vergine e incorrotta.

Questo viaggio è testimoniato, nel lavoro artistico di Lacquaniti, da opere che rappresentano il residuo materiale della sua speculazione filosofica. Ad esempio, con le sue installazioni “povere”, perché tutte realizzate con materiali di scarto e di recupero, Lacquaniti fornisce di nuovi significati quegli oggetti che il ciclo produttivo ha escluso dalla comune concezione di pregio e di valore, opponendosi fermamente al pregiudizio che riconosce come utile solo ciò che è funzionale al processo di consumo. Con le opere di videoarte, invece, l'artista non si limita a denunciare la sterilità di una cultura materiale che ha ormai pervaso tutta la civiltà occidentale, ma cerca di infrangere anche i miti legati alle culture più spiritualiste, come quelle orientali, che con i loro sistemi religiosi ingabbiano la coscienza e la conoscenza in orizzonti fideistici chiusi e repressivi.

Per esempio, nel video “Piccoli frammenti di luce colorata” Lacquaniti fa scorrere sullo schermo, per venti minuti, in modo veloce e apparentemente disorganico e caotico, gran parte delle icone – positive e negative – che hanno composto l'immaginario mitico delle culture globalizzate: da Marilyn Monroe a Gandhi, da Che Guevara a Mussolini, da Madre Teresa a Pasolini. Icone proposte tutte insieme, con la stessa procedura veloce e caotica con la quale vengono prodotte dai mass media e recepite dai famelici consumatori – indifferentemente di prodotti industriali o di dogmi religiosi – odierni, in modo acritico e indifferenziato, privo di giudizio riflessivo e quindi di valore. Di fronte a questa passività e anestesia generale, è lo stesso autore che tenta di stimolare l'arduo compito del giudizio: i fotogrammi della Statua della Libertà interrompono la sequenza delle icone a simboleggiare, per contrasto, la mancanza di libertà di un sistema saturo di immagini e informazioni superficiali e deformate. Un sistema in cui le vere immagini portatrici di significato e identità, per esempio quelle dedicate ai bambini o alla moglie, sembrano confondersi alle altre e amalgamarsi in una poltiglia visuale inconsistente e vacua.

In questa poltiglia, il cui carattere violento e ansioso è sottolineato e amplificato dal commento sonoro incalzante e ossessivo (la musica mai placida ed elegiaca dei Bonovo), Lacquaniti cerca di innestare germi di luce e di speranza, fornendo un'impronta soggettiva in grado di celebrare una diversa visione delle cose e una nuova dimensione percettiva. Per far questo interviene sulle immagini delle icone, modificandole e stravolgendole nel tentativo di rendere visibile l'energia e la luce che gli trasmettono i personaggi raffigurati. In questo modo invita gli spettatori a percepirli in modo nuovo, a “sentirli” non passivamente attraverso uno sguardo collettivo e distratto, ma attivamente attraverso un giudizio personale e creativo. E così ci accorgiamo che nel video l'icona di kennedy esplode in mille scintille di luce, quella della Gioconda effonde una luminescenza profonda e continua, mentre la maschera tragica di Mussolini si dissolve in registri oscuri e regressivi. Di più: nel suo insieme il video non è affatto cupo e tetro, ma quasi solare, e questo effetto è dato dalla reiterazione di continui inserti luminosi, siano essi originati da icastiche immagini di fiori colorati o da campiture di nebulosa cromaticità in cui non si riescono a riconoscere matrici organiche. Questi spazi di energia limpida e colorata rappresentano spazi di speranza, sollecitazioni a tornare a sperimentare in pienezza di sensi un mondo primordiale ed incorrotto.

L'energia era già stata oggetto dell'indagine conoscitiva di Lacquaniti, per esempio nei video di “Energy”, in cui un corpo di bimba si muove liberamente nell'acqua, o nel video degli inquieti “Felini in gabbia”, ma con questa nuova opera l'analisi si fa più complessa e articolata, e l'autore cerca di qualificare non solo l'energia trasmessa dai corpi, ma anche quella dei luoghi fisici.

Percepiti in maniera personale e soggettiva, ambienti e architetture vengono affrancati dalla loro qualità oleografica e turistica, e restituiti alla fruizione sotto forma di puro impatto emozionale. Le immagini delle torri gemelle, delle moschee o del ponte di Brooklin, delle discariche o dei campi in fiore si depurano attraverso i filtri dell'inconscio e dell'empatia, e si risolvono in essenziali e primigenie macchie di colore. Ecco, quell'indaco evanescente, che vibra e trasluce su una massa luminosa e pulsante non è semplice astrazione decorativa, ma una foto di New York sublimata dalla manipolazione creativa dell'artista. Quella velatura opalina è l'India e quel rassicurante e accogliente tono smeraldo è casa. Non è importante che si vedano palazzi e montagne, ma l'energia che riflettono nella mente di chi li sente e li ama.

Mauro Papa