Clarisse Grosseto
Fondazione Grosseto Cultura
Lista

Miniere di Maremma

Mostra temporanea

16/03/2022 03/04/2022

A cura di Mauro Papa

Fotografie di Carlo Bonazza e dell'Archivio Fratelli Gori, testi di Luciano Bianciardi e Carlo Cassola.

Polo culturale Le Clarisse

Biglietti

Gratuito

Per tutti

Orari di apertura

Giovedi: 10 - 1316 - 19

Venerdi: 10 - 1316 - 19

Sabato: 10 - 1316 - 19

Domenica: 10 - 1316 - 19

Descrizione

In occasione del centenario della nascita di Luciano Bianciardi, il Polo culturale Le Clarisse e la Fondazione Luciano Bianciardi dedicano allo scrittore grossetano una mostra fotografica in due sezioni: Le ultime miniere della Maremma e del Monte Amiata (1990-1991) di Carlo Bonazza  e Cave e miniere (1948-1953) dell'Archivio Fotografico Fratelli Gori. 

 

Il percorso della mostra presenta quindi due momenti fondamentali nella storia della pratica estrattiva in Maremma: la decadenza produttiva ed economica del secondo dopoguerra – resa emblematica dalla tragedia dello scoppio della miniera di Ribolla nel 1954 – e la definitiva chiusura delle attività minerarie che, trent'anni fa, Carlo Bonazza ha documentato con un “vagabondaggio in luoghi poco accessibili e ormai conosciuti a pochi, alla ricerca di quanto rimaneva di fabbricati, pozzi, castelli, forni, impianti di trasporto e raccolta, spianate e tagli nella roccia, laghi artificiali ormai solidificati”.

 

La Maremma mineraria degli anni novanta, prima dell'istituzione dei parchi minerari, era un luogo in rovina e abbandonato da quella presenza umana che negli anni cinquanta – attraverso la rappresentazione della fatica e del lavoro – veniva invece celebrata come protagonista della scena. 

 

E proprio alcuni testi del 1956, liberamente tratti dal saggio d'inchiesta sociale I minatori della Maremma scritto da Luciano Bianciardi e Carlo Cassola, accompagnano le fotografie in mostra. Un viaggio artistico ed emozionale, quello evocato dalle fotografie in bianco e nero, che si confronta con il linguaggio asciutto e documentario dei due scrittori. 

 

Oggi, le miniere descritte da Bianciardi e Cassola, che ospitavano e sfamavano contadini diventati operai e immigrati in cerca di lavoro, non esistono più. E i ruderi pittoreschi degli anni novanta, in molti casi, sono stati trasformati in attrattori per un consumo turistico la cui pervasività, già negli anni sessanta, era stata precocemente compresa e preconizzata proprio dall'autore della Vita agra.