Mostra temporanea
Nuove opere di Tono Zancanaro nella collezione di Clarisse
Orari di apertura
Giovedi: 10 - 1317 - 20
Venerdi: 10 - 1317 - 20
Sabato: 10 - 1316 - 19
Domenica: 10 - 1316 - 19
Descrizione
A cura di Ottavia Banchi.
Dal 21 al 30 novembre nella Sala conferenza di Clarisse Arte, e dal 4 dicembre al 4 gennaio nel Museo Luzzetti.
La mostra offre uno sguardo sull’arte di Tono Zancanaro (Padova 1906-1985), figura di rilievo nell’arte italiana del dopoguerra, noto per la sua capacità di coniugare impegno sociale e poetica visiva. Le opere presentate in mostra, una selezione di quelle concesse in deposito permanente al Polo culturale Le Clarisse al Comune di Grosseto, rappresentano una testimonianza potente e intima del periodo della Liberazione, un tema ricorrente nel percorso artistico di Zancanaro. Attraverso un linguaggio figurativo essenziale e simbolico, l’artista racconta storie di resistenza, memoria e sacrificio, come si vede in opere quali “Grazia Tagliapietra, staffetta partigiana”, “L’assassinio di Eugenio Curiel” e “Partigiani impiccati”. Questi lavori, pur radicati in un preciso contesto storico, riescono a esprimere valori universali, rendendo il passato un patrimonio vivo e attuale. La mostra invita così a riflettere sul ruolo dell’arte come custode della memoria e catalizzatore di emozioni.
A 40 anni dalla scomparsa, l'archivio Storico Tono Zancanaro di Padova, dopo la donazione del 2007 che dette origine al CEDAV (CEntro Documentazione Arti Visive del Comune di Grosseto), ha deciso di concedere in deposito permanente al Polo culturale Le Clarisse altre 466 opere (dipinti, disegni e stampe) di Zancanaro, tra cui 135 disegni del ciclo del GIBBO (anni ’40), 104 disegni del ciclo DEMOPRETONI (anni ’40) e 143 disegni del ciclo NEOGIBBO (anni ’60). La mostra esporrà una selezione di queste opere curata da Ottavia Banchi.
Antonio Zancanaro, detto "Tono" nasce a Padova l'8 aprile 1906.
Da autodidatta individua precocemente nel disegno la ragione prima della sua arte, non solo incisoria, ma di ceramista, scenografo e pittore, di autore di arazzi, mosaici, bronzi e terrecotte. Una produzione vastissima e multiforme, quella dell’artista padovano, che lo consacra come uno degli artisti europei più validi e profondi del XX secolo.
La sua prima formazione avviene nella città natale per proseguire a Firenze, dove conosce Ottone Rosai, che da subito Tono riconosce come suo maestro, e a Milano, dove frequenta Renato Guttuso ed Ernesto Treccani, entrando in contatto con l'ambiente antifascista.
Tra i suoi cicli pittorici e grafici di maggiore rilievo spicca la serie satirico politica del Gibbo, iniziata nel 1937 e terminata con la morte di Mussolini a Piazzale Loreto, caratterizzata da trasformazioni grottesche con toni ai limiti del surreale.
Tra il 1945 e il 1946 inizia il ciclo dei Demopretoni, serie di oltre 1300 fogli violentemente anticlericali e antisocialisti contro alcuni importanti personaggi politici dell’epoca.
Gran parte della sua ricerca artistica è legata alla corrente pittorica del realismo, della quale sono espressione i cicli pittorici del dopoguerra dedicati alle condizioni sociali del lavoro del Nord e del Sud Italia, come dimostrano i disegni dedicati ai Carusi siciliani, la realtà del basso Polesine e di Comacchio, o le opere dedicate alla fatica e alla sofferenza delle mondine delle risaie.
Nonostante rappresentino una produzione minore, i lavori dedicati al tema della Resistenza sono di grande spessore politico e culturale, come testimoniano le dieci opere in mostra, dove Tono riesce ad esprimere le tensioni umane e civili di quegli anni con mezzi espressivi elevati, penetrando il dolore altrui, il dramma dell’uomo, da sempre motivo conduttore della sua arte, facendosi interprete delle coscienze e degli ideali del regime democratico della sua epoca.
Molti gli omaggi alla letteratura come il celebre ciclo litografico dedicato alla Divina Commedia dantesca, le Leopardiane, dedicate alla poetica di Giacomo Leopardi, e le illustrazioni della Gerusalemme Liberata di Torquato Tasso che gli valse il primo premio alla rassegna Tassesca di Ferrara.
Raggiunge la sua prima consacrazione con una grande personale al Palazzo dei Diamanti di Ferrara nel 1972, e partecipa ad importanti esposizioni di carattere nazionale ed internazionale, mostrando una vastissima e versatile produzione in diversi ambiti espressivi, dal disegno alla pittura, alla ceramica, all’illustrazione, affermando uno stile personale volutamente fuori da schemi e tendenze.
Muore a Padova il 3 giugno del 1985.