Clarisse Grosseto
Fondazione Grosseto Cultura
Lista

Codex Eroticus

Mostra temporanea

Italiano

01/04/2022 18/04/2022

Mostra di opere di Adrian Peter, dal 1 al 18 aprile

Polo culturale Le Clarisse

Biglietti

Gratuito

Per tutti

Catalogo

10€ • Singolo

Orari di apertura

Giovedi: 10 - 1316 - 19

Venerdi: 10 - 1316 - 19

Sabato: 10 - 1316 - 19

Domenica: 10 - 1316 - 19

Descrizione

Tra grilli gotici e macchine celebi

 

A cento anni dalla produzione delle “macchine celebi” – nome dato da Marcel Duchamp alla parte inferiore del suo Grand Verre: La mariée mise à nu par ses célibataires, oggi esposto al museo di Filadelfia – siamo felici di presentare nel museo delle Clarisse un altro lavoro che presenta corpi dissezionati e movimenti delicatamente meccanici, impossibili e deliranti.
Lo riteniamo un doveroso omaggio e una bella provocazione, anche perché l'autore di queste grandi carte graffite, scarabocchiate e colorate – Adrian Peter – è, come Duchamp, un creativo sardonico e cosmopolita. Inoltre, è originario della Svizzera, luogo che dovrebbe essere famoso prima di tutto per aver generato Dada nel 1916.

 

E dadaiste sono le “macchine celibi”. Nell’Anti-Edipo (1972) Deleuze e Guattari sostennero che le “macchine celibi”, divenute nel frattempo un vero e proprio topos letterario e immaginifico, alimentavano “quantità intensive” di energia che si creavano attraverso due forze opposte: repulsione e attrazione. O meglio, dall’opposizione di queste due forze tra loro. E anche le fantasiose “macchine celebi” di Adrian scatenano le stesse contrastanti reazioni. Da una parte, provocano il desiderio che brani di corpi femminili e femminilizzati, quelli più legati all'immaginario erotico banalizzato, inducono nel consumatore ordinario (e non solo); dall'altra, respingono ogni voluttà sensuale inserendo nelle composizioni un bestiario orrido e fantasmatico che si associa a lunghi e incomprensibili (per chi non conosce il tedesco) testi dal contenuto sacro o blasfemo, oppure a ideogrammi e pittogrammi di natura e sostanza misteriose. A cosa serve tutto questo apparato di confusa e meticcia comunicazione visiva? A prima vista – o a un'indagine superficiale – a niente. Sono macchine inutili ed entropiche, le cui attività comportano un dispendio energetico senza scopo e senza fine, se non il movimento stesso della fantasia e la propria dissipazione. 

 

A ben vedere, però, esiste un livello di indagine più profondo che può gratificare le ambizioni ermeneutiche degli intelletti più brillanti e degli spiriti più colti. Questa sollecitazione viene proposta e riproposta con sofisticata coerenza a partire dal titolo che Adrian fornisce alle sue opere. Un titolo espresso, significativamente, in termini latini: Codex eroticus. Se il  termine moderno “codice” allude genericamente a un sistema di segnali, segni e simboli, il termine antico “codex” (associato da sempre a volumi antichi o a paludate raccolte di leggi) fornisce un'indicazione di maggior rigore, ordine e autorevolezza. Etimologicamente, “codex” era anche il ceppo a cui venivano legati gli schiavi per punizione. E qui le figure sembrano tutte legate, eroticamente, da fili eterei ma rigidi e resistenti che scorrono su carrucole sospese, nell'eterno movimento inutile delle macchine celibi.

 

Queste figure mostruose, però, sono prima di tutto imprigionate nelle forme bizzarre e grottesche che le definiscono e che sono del tutto simili alla fauna di creature fantastiche che invasero l’Europa tra il XIV e il XVI secolo: scheletri, belve alate o multiformi, incastri di esseri immaginari, appendici animali su forme antropomorfe o viceversa, parti d’uomo su bestie o grilli gotici, cioè mostri fantastici e mitologici mutuati anche dal mondo islamico e orientale. Una fauna dipinta esemplarmente da Hieronymus Bosch e descritta da Jurgis Baltrusiatis nel suo “Medioevo fantastico” (1955). Una costellazione intera di simboli e immagini che si ibridarono e che, da culture lontane, entrarono a far parte della tradizione del Gotico europeo prima di essere cancellate dalla cultura moderna, scientifica, umanistica e rinascimentale. 

 

Oggi viviamo quel percorso al contrario: dal mondo moderno si è passati al postmoderno, a un mondo capovolto, rigirato e dissacrato dove trionfa la postverità, la citazione fuori contesto, la perdita di fiducia nel progresso, la sublimazione del mistero e del piacere immediatamente evocato e risolto. E così tornano anche i fantasmi del passato, uniti a quelli del mondo contemporaneo e consumista, e si rivela un nuovo bestiario che riflette un nuovo medioevo dello spirito. Un medioevo che si frantuma e si contamina in immagini volgari e celestiali, in testi osceni e sacri, in registri di cultura alta e bassa che hanno perduto qualsiasi gerarchia di senso, valore e dignità. Così, accanto alla rinascimentale Madonna con Bambino, in queste carte emerge tutta la sottocultura pop dei fumetti, dall'antico mainstream disneyano di Topolino e Paperino, a quello underground della cultura BSDM – continuamente citata dal florilegio di strumenti sessuali come calze a rete e tacchi a spillo – alla congerie confusa di demoni, ragni, teschi, pesci preistorici, falli e croci. 

 

Nella rappresentazione dei “grilli gotici”, secondo alcuni critici, lo spostamento di teste sul ventre o sul sedere di creature antropomorfe doveva avere un valore moralizzatore e simboleggiava lo spostamento dell’intelligenza che si degradava al servizio dei più bassi appetiti. Ma i grilli gotici di Adrian sono imprigionati in “macchine celibi”, quindi non si sposano e di conseguenza non generano nulla, nessun tipo di significato e nessuna morale, se non il tentativo di scaricare energia, spostarla da dentro il nostro corpo a fuori. Quell'energia necessaria a capire che, fuori, la luce si è spenta – la luce di un mondo illuminato dalla scienza e dal rinnovato riflusso fideistico nelle religioni luminose, compresa quelle ecologiste e new age – e che siamo ripiombati nel buio.

 

Nel buio della notte, dove le stelle risplendono. 

 

Mauro Papa
Direttore Polo culturale Le Clarisse