Autore
Mario Schifano
Data
1982
Tecnica
Smalto su tela
Dimensioni
35x25 cm
Oggetto
Dipinto
Collocazione
CLARISSE
Descrizione dell'opera e iscrizioni
Schifano ha prodotto nel corso della sua lunga carriera artistica una quantità enorme di opere, assimilando ed elaborando immagini prese dalla vita privata, dalla televisione, da viaggi fisici ed onirici. In questa sconfinata produzione seriale, riflesso emblematico della bulimia consumista della propria epoca, ha coltivato il sogno di un’arte per tutti, facile da amare e comprendere, senza risvolti psicologici e senza sovrastrutture culturali. Tra i cicli iconografici più celebri emergono le oasi e le “palme” che, dagli anni sessanta, rievocano la Libia dove Schifano era nato nel 1938 e rappresentano il miraggio del ritorno a una terra promessa, solare, edenica e libera. Come miraggi, le palme di Schifano appaiono svuotate di ogni materialità, vuoti bagliori di luce su fondali colorati, visioni riprodotte con la velocità del lampo. La palma della donazione Tarquini, rispetto alle altre, enfatizza il carattere allucinato dell'apparizione, descrivendo uno spettro evanescente che si rivela in poche pennellate sul fondo grezzo della tela. Una macchia di colore, una ferita rossa e slabbrata costituisce l'unico accento cromatico di questo paesaggio sconosciuto che, con le parole di Maurizio Calvesi, potrebbe essere definito lirico ma non sentimentale: “La ricerca percettiva di Schifano non si presenta affatto nuda, ha una sua scia lirica che non presenta scorie sentimentali; il lirismo nasce anzi da una specie di graziosa brutalità, di velocità liquidatoria”. L'opera è stata esposta ad “Arte Fiera” Bologna 1983 (Galleria Ugo Ferrarotti, Roma). Altre quattro opere di Mario Schifano sono comprese nella donazione Sbrilli.
Biografia dell'artista e bibliografia
Mario Schifano (Homs, Libia, 1934 - 1998, Roma) esordisce con la mostra del 1960 alla Salita di Roma, presentata da Pierre Restany: Cinque pittori romani Angeli, Festa, Lo Savio, Schifano, Uncini. Attira l’interesse della critica realizzando quadri monocromi che offrono l’idea di uno schermo che, in seguito, accoglierà numeri, lettere, segnali stradali, e i celebri marchi della Esso e della Coca Cola. Firma un contratto in esclusiva con Ileana Sonnabend e nel 1962 compie il primo viaggio negli Stati Uniti, dove espone alla Sidney Janis Gallery di New York nella mostra The New Realists. L'anno successivo rompe il sodalizio con la Sonnabend. Nelle sue nuove opere appaiono citazioni dalla storia dell’arte italiana, ad esempio il futurismo “rivisitato”, e i primi Paesaggi anemici che presenta alla Biennale di Venezia del 1964. Risalgono a questo periodo i primi cortometraggi in bianco e nero, quasi sempre senza sonoro. Partecipa a collettive internazionali e nel 1966 concepisce la serie “Ossigeno ossigeno”, “Tuttestelle”, “Oasi”, “Compagni, compagni”. Negli anni settanta inizia la collaborazione con Achille Bonito Oliva e produce la serie dei Paesaggi TV in cui trasferisce su tela le immagini televisive con la tecnica dell’emulsione fotografica. Smalti e colori di produzione industriale, per la capacità di conservare l’iniziale brillantezza e di asciugare con rapidità, diventano in questo periodo – caratterizzato dagli arresti per droga e dagli eccessi – i materiali preferiti consentendogli di dipingere molti quadri e molto velocemente. Nel 1978 torna alla Biennale di Venezia con le serie “Al mare” e “Quadri equestri”, opere dipinte con estrema grazia e leggerezza, che costituiscono l’esempio di una ritrovata freschezza creativa. Nel 1981 partecipa all’esposizione Identité italienne che si tiene al Centre Georges Pompidou di Parigi. Sono di quel periodo i cicli intitolati “Architetture”, “Cosmesi”, “Biplani” e “Orti botanici”. Le sue opere compaiono nella rassegna Avanguardia/Transavanguardia alle Mura Aureliane del 1982 e nello stesso anno è invitato alla Biennale di Venezia, dove torna due anni dopo. In questo periodo nasce il ciclo “Naturale sconosciuto” – “sconosciuto perché nessun segno” rivelava Schifano “nessuno di quei segni che possono essere fiori, erbe, che potrebbero essere qualsiasi cosa vegetale, ha una somiglianza con ciò che esiste in natura” – dove emerge la sua particolare attenzione nei confronti della “natura ignota”: nascono così i gigli d’acqua, i campi di grano, le onde, in un nuovo impulso che sembra incontenibile. Nel 1990, dopo un decennio di pittura intensa, vibrante, sontuosa, produce le “tele computerizzate”, opere che uniscono alla dimensione dell’inconscio la realtà filtrata quotidianamente dal flusso inesauribile e magmatico delle immagini televisive e digitali.
Proprietà
Comune di Grosseto
Stato di Conservazione
Buono