Clarisse Grosseto
Fondazione Grosseto Cultura
Lista

#350 • Maternità

Autore

Remo Brindisi

Data

1950

Tecnica

Olio su tela

Dimensioni

106x42 cm

Oggetto

Dipinto

Collocazione

CLARISSE

Descrizione dell'opera e iscrizioni

Dal clima culturale milanese del dopoguerra, ricco di fermenti culturali innovativi, Remo Brindisi riceve stimoli innovatori che lo portano, nella celebre polemica tra realisti e astrattisti in corso negli anni cinquanta, ad aderire alle sperimentazioni astrattizzanti del Gruppo Linea. Nel 1950, dopo lo scioglimento del gruppo, si accosta con rinnovato impegno ideologico al movimento del realismo e nello stesso anno firma l'opera Maternità, che sembra portare nella nuova avventura artistica il retaggio personale, e non d'imitazione guttusiana, di soluzioni formali desunte direttamente dal cubismo di Picasso. Con questo dipinto, Brindisi esalta la figura femminile, nella dimensione tipica della maternità, come simbolo sacro e nostalgico di una umanità perduta. In una vita tecnologica divenuta innaturale ed opprimente, la maternità si rivela quindi come una proposta alternativa alla cronaca realista del dolore e della costrizione dell’uomo moderno. L'opera è stata esposta a Milano, in occasione della mostra antologica Remo Brindisi, gli anni preziosi: 1940-1960 (Galleria d'Arte Pace, dicembre 1998 – febbraio 1999).

Biografia dell'artista e bibliografia

Remo Brindisi (Roma 1918 – Lido di Spina, Ferrara 1996) realizza la sua prima mostra personale a Firenze nel 1940, presentato da Eugenio Montale. A Firenze conosce e frequenta gli artisti Felice Carena, Ardengo Soffici e Ottone Rosai. Fatto prigioniero dai tedeschi nel 1944, riesce a fuggire e si rifugia a Venezia fino al giorno della liberazione. Qui inizia a collaborare con Carlo Cardazzo che gestisce la Galleria Il Cavallino. Quando, nel 1947, Cardazzo apre a Milano la Galleria Il Naviglio, Brindisi lo segue nella città lombarda. Tra gli anni Quaranta e Cinquanta espone le sue opere alla Biennale di Venezia (1954) e nelle Quadriennali romane. Sono opere realiste, ma eterodosse rispetto allo stile egemonico di Guttuso. Tra il 1956 e il 1961, mentre lo stile dell’artista subisce la svolta verso una “nuova figurazione”, si inaugurano i grandi cicli storici improntati all’impegno civile, composti da tele di grandi dimensioni come la Via Crucis, la Storia del Fascismo e della Resistenza, il Processo al cardinale Mindszenty e l’Abbattimento del mito di Stalin. Cantore epico dei miti e dei drammi del Novecento, con questi cicli Brindisi approfondisce l’enfasi architettonica dell’immagine per poi ripiegare sull'espressionismo come strumento più adatto a modulare una pittura intensa e dai toni cupi. Tra il 1971 e il 1973, su progetto di Nanda Vigo, fa realizzare un “museo alternativo” d'arte moderna a Lido di Spina, nei cui ambienti abita e lavora fino alla morte.

Proprietà

Comune di Grosseto

Stato di Conservazione

Buono