Autore
Memo Vagaggini
Data
1932
Tecnica
Olio su tavola
Dimensioni
68x78 cm
Oggetto
Dipinto
Collocazione
CLARISSE
Descrizione dell'opera e iscrizioni
Con Memo Vagaggini il paesaggio maremmano assunse una connotazione colta, raffinata e aggiornata alle proposte culturali più aggiornate dell'epoca, come il realismo magico di Bontempelli o il classicismo di modello quattrocentesco che in quegli anni tornava a dilagare in Toscana. Le immagini evocatrici di grandi spazi e di grande luce, già presenti nelle visioni paesaggistiche di altri autori legati alla tradizione macchiaiola, si distillarono in una nuova concezione iconografica che le rese funzionali a una sublimazione poetica e straniante, alla magia di uno sguardo incantato, alla metafisica di un luogo sottratto al fluire del tempo. La modernità “anti-selvaggia” di luoghi bonificati e visioni terse è ravvisabile anche in questo dipinto, dove l'ombra avvolge comodamente l'osservatore e dove la placidità di un orizzonte nascosto ma solare, nitido nella sua promessa di accoglienza, evoca un sentimento di ordine, di stabilità, di sicurezza e quindi un'armonia introspettiva capace di dar riposo alla sofferenza e all'inquietudine. Un dipinto di Vagaggini, intitolato Santa Fiora, è documentato nel catalogo della Prima Mostra Sindacale Maremmana d'Arte (1933) di Grosseto. Se fosse quello in oggetto, sarebbe anche rivelata la probabile occasione dell'acquisizione da parte dell'amministrazione provinciale. Il dipinto è stato esposto nella grande rassegna dedicata all'Arte in Maremma nella prima metà del Novecento (Grosseto 2005-2006) e nella mostra L’arte del lavoro, dipinti e sculture delle collezioni pubbliche grossetane (Grosseto, Teatro degli Industri, 28 giugno – 1 luglio 2007).
Biografia dell'artista e bibliografia
Memo (Nicodemo) Vagaggini (Santa Fiora, GR, 1892 – Firenze 1955) fu un raffinato paesaggista che, negli anni Trenta, ottenne per la sua arte – esempio di una singolare corrispondenza tra l'area toscana e l'ambito torinese vicino a Casorati – un meritato riconoscimento internazionale: partecipò alle Biennali di Venezia del 1932, 1934 e 1936, a quattro edizioni della Quadriennale di Roma (1935, 1939, 1943 e 1948) e all'edizione del Premio Carnagie di Pittsburgh nel 1938. Nella Biennale del 1934 – come documentato dalla “Storia della Biennale” (Electa, 1982) – Adolf Hitler, in visita, rifiutò il dono di una veduta di Venezia del pittore Fioravante Seibezzi, per poi soffermarsi a lungo davanti ad un'opera di Vagaggini, Barche, facendo intendere di preferirla perché “diretta e senza troppe sfumature”. Il Presidente della Biennale “si precipitò a donarglielo e, per la prima volta, il Führer sorrise”. Nel dopoguerra illustrò libri per bambini (Il libro della giungla) e testi teatrali (da Lamartine e Shakespeare) per l'editore milanese Corticelli. Nonostante abbia vissuto e lavorato lungamente a Firenze, città dove si era trasferito nel 1924 dopo una breve permanenza a Torino (città della moglie), rimase sempre legato al territorio di Santa Fiora, del monte Amiata e della Maremma, dipingendone con continuità le bellezze naturalistiche: “La Maremma toscana è sempre stata il paesaggio da me più amato perché vicina alla mia natura semplice”. Alcune sue opere sono conservate nella Galleria dell'Accademia di Roma (Bocca d'Ombrone), alla Galleria d'Arte Moderna di Milano (Marina di Quarcianella), alla Galleria Nazionale di Berlino (Paesaggio dell'Amiata); alle Collezioni dello Stato di Budapest (Castiglione della Pescaia).
Proprietà
Comune di Grosseto
Stato di Conservazione
Buono