Autore
Emilio Isgrò
Data
1995
Tecnica
Tempera su carta
Dimensioni
30x40 cm
Oggetto
Disegno
Collocazione
CLARISSE
Descrizione dell'opera e iscrizioni
L'opera Progetto Dalton, n° 8, 1992, K 14, esposta nella mostra Celebrazioni (Celtracon, 1995-1996), era costituita da un cartoncino di formato sagomato, alto 50 centimetri e largo 35, sulla cui preparazione in acrilico bianco campeggiava una macchia pittorica di colore verde sormontata dalla scritta: “Tiziano Vecellio crea questo rosso / ma non lo può sognare”. Di questo lavoro di Emilio Isgrò – uno degli artisti italiani più affermati a livello internazionale – il Comune di Grosseto possiede solo due elementi preparatori. Questa prova di colore firmata e una lettera che, destinata a Nino Migliori, spiegava le ragioni generali del progetto: “Post scriptum / per Nino Migliori / Caro Nino, questo mio progetto Dalton – deliberatamente minuscolo, quasi invisibile – va giocato in un rapporto di proporzione con lo spazio che lo contiene. Più grande è lo spazio, per l'appunto, e più il progetto diventa piccolo. Inafferrabile. E tuttavia concreto, visibile, mastodontico. E forse addirittura ingombrante. E' questo il sogno del mio cavallo. / Tuo, Emilio Isgrò”. Il lavoro si compone quindi di due negazioni. La prima: la negazione della monumentalità dell'oggetto pittorico, che deve sparire in uno spazio tanto grande da annullarne dimensioni e fisicità. La seconda: la negazione dell'immagine pittorica, avvolta da una vernice pastosa in cui “si avvertono solo ombre o impressioni di larve che sono inafferrabili e forse si dischiuderanno solo in un'altra dimensione, quella del sogno” (Anna Mazzanti). L'opera si inseriva in una fase di ricerca dell'artista che, superando la caratteristica formale che lo aveva reso celebre – e cioè le “cancellature” dal supporto dei caratteri alfabetici, visti come ambigui indizi interpretativi (“mostri semantici” li definiva Giorgio Celli) – si apriva a un ambito espressivo più ampio e indeterminato. Isgrò diventò così compiutamente artista della negazione e, di conseguenza, artista di libertà: "Non sono un artista d'avanguardia - afferma Isgrò - l'artista d'avanguardia vuol sempre dire qualcosa, imporre significati al mondo: e il nostro mondo, a forza di significare, alla fine non significa più nulla. Io non aggiungo significati alle cose, levo alle cose i loro significati. Tutti i significati, nessuno escluso. Anche così si combattono i tiranni, quelli palesi e quelli mascherati". Nell’opera di Isgrò, quindi, è possibile ravvisare una critica a quei sistemi tirannici, dal mondo dell’informazione ai supporti materiali dell’educazione – ad esempio il nome Dalton cita un progetto pedagogico radicale basato sulla libertà e sull'autonomia dello studente – all’interno dei quali la trasmissione del sapere è strettamente legata alla creazione e al mantenimento del potere.
Biografia dell'artista e bibliografia
Artista concettuale e pittore - ma anche poeta, scrittore, drammaturgo e regista - Emilio Isgrò (Barcellona di Sicilia, 1937) ha dato vita, a partire dagli anni Sessanta, alla cosiddetta “arte di sottrazione”, un'esperienza artistica tra le più rivoluzionarie e originali che gli ha valso diverse partecipazioni alla Biennale di Venezia (1972, 1978, 1986, 1993) e il primo premio alla Biennale di San Paolo (1977). Dal 1964, anno in cui ha realizzato le prime cancellature su enciclopedie e libri che hanno contribuito alla nascita e agli sviluppi della poesia visiva e dell'arte concettuale, Isgrò ha posto le basi per elaborare una vera e propria “teoria della cancellatura” che lo ha portato a gesti plateali e trasgressivi di impegno civico come la cancellazione della Costituzione (2011, GNAM Roma) e la realizzazione dell'opera Cancellazione del debito pubblico (2011, Università Bocconi).
Proprietà
Comune di Grosseto
Stato di Conservazione
Buono