Autore
Antonio Bueno
Data
1969
Tecnica
Olio su faesite
Dimensioni
50x40 cm
Oggetto
Dipinto
Collocazione
CLARISSE
Descrizione dell'opera e iscrizioni
Nel dicembre del 1968, in una lettera a Sergio Salvi, uno dei fondatori del Gruppo 70, Antonio Bueno scriveva: “La mia attuale insofferenza nei confronti dell'avanguardia dimostra soprattutto quanto io sia in realtà - nonostante i miei trascorsi in mezzo a certe esperienze "di punta" - un incurabile romantico. Non è infatti soltanto la perfezione delle opere di tanti artisti "neosperimentali" che mi è venuta a noia, è il pensiero stesso che a produrle siano, appunto, in tanti. […] Mi sono accorto che lo spostamento massiccio degli artisti verso le posizioni più avanzate ha trasformato in un immenso deserto le retrovie: la terra di nessuno, paradossalmente, sta ora là dove una volta era accampato il grosso della truppa. Per gli amanti della solitudine questo è ora un posto sicuro. Strano mondo però, cosparso di detriti di ogni sorta, di oggetti smarriti, di cose ingombranti lasciate lì nella fretta di partire. E chissà se, in mezzo a quei rottami, non si corra il rischio di saltare in aria mettendo inavvertitamente il piede su qualche verità nascosta. Perciò è con l'animo pieno di funesti presentimenti che il sottoscritto si avventura per quelle plaghe. Se per troppo tempo non avrò più dato segno di vita, promettimi di organizzare, caro Sergio, una spedizione di soccorso”. Dopo aver coordinato l'avanguardia fiorentina, dando vita negli anni sessanta a esposizioni e iniziative più o meno provocatorie (pittura monocromatica, arte “tecnologica” e multimediale, poesia visiva, audiopittura, pittura a metraggio), Antonio Bueno consumò con queste parole il definitivo divorzio dall'arte sperimentale. L'artista (che non era mai giunto, comunque, a negare il primato della figurazione) tornò a una pittura dichiaratamente “neopassatista” o, per usare altre sue ironiche etichettature, “neokitsch” e “pompieristica”. E questo dipinto del 1969 ne è emblema precoce. Realizzato come dipinto autonomo nel 1969, fu sostituito da un copia in un trittico che rappresentava l'Annunciazione (1971). Successivamente, come documentato dal Catalogo generale del 1994, il trittico è diventato un polittico di quattro pannelli (venduto da Finarte Milano, nel 2005). Il dipinto originale è stato esposto nella mostra Antonio Bueno, Padova, Museo Civico al Santo, 24 maggio – 31 agosto 2008.
Biografia dell'artista e bibliografia
Antonio Bueno (Berlino 1918 – Fiesole1984) ha svolto gli studi artistici in Spagna e Svizzera. Nel 1937, a Parigi, ha esposto al Salon des Jeunes e tre anni dopo si è trasferito a Firenze col fratello maggiore Xavier. Nell'immediato dopoguerra ha aderito alla lezione figurativa di Gregorio Sciltian e, con Pietro Annigoni, ha fondato il gruppo "Pittori moderni della Realtà" (1947). In seguito, quasi per reazione, è diventato uno sperimentatore accanito ed irrequieto: pittore astratto (1950-53) mentre lavorava alla rivista Numero; “neometafisico” con la serie dei dipinti dedicata alle pipe (1953-57) con cui approdò alla sua prima Biennale di Venezia (1956) ed espose in una personale a New York; vicino all'informale con la serie dei monocromi e delle impronte (1960-62) e infine, con il Gruppo 70, interessato alla pop art – con implicazioni neodada e legate alla poesia visiva – dalla metà degli anni sessanta. La stagione delle lotte, delle sperimentazioni, dei sodalizi chiassosi e iconoclasti (seguita anche da Argan e Bonito Oliva) si è conclusa dopo la partecipazione alla Biennale di Venezia del 1968 in cui espose alcuni monocromi a rilievo. Da questo momento, con la “Mostra neopassatista” nella Galleria G30 di Parigi (1969), Bueno ha abbandonato l'avanguardia ed è tornato definitivamente alla figurazione. La definitiva consacrazione di Bueno è avvenuta alla Biennale di Venezia del 1984, a pochi mesi dalla morte, con la presentazione di una serie di d'après di grande formato.
Proprietà
Comune di Grosseto
Stato di Conservazione
Buono