Paride Pascucci
Paride Pascucci, nato a Manciano (Grosseto) nel 1866, iniziò la carriera
artistica nel 1882, quando venne ammesso all'Istituto provinciale di belle arti di
Siena.
Nell'agosto del 1886 fu chiamato sotto le armi a Padova, a Treviso e infine a Venezia, dove
tornerà per visitare la Biennale nel 1897.
In questo periodo scoprì i pittori macchiaioli Lega, Signorini e Fattori che influenzarono
i suoi Bozzetti di vita militare. Tornato a Siena per frequentare i corsi dell'Istituto,
si mantenne agli studi dando lezioni di disegno e vincendo, nel 1896 e nel 1899, l'alunnato
Biringucci su proposta dei professori Cesare Maccari e Alessandro Ceccarini, che apprezzarono
le sue opere anche se già distanti dai canoni accademici.
Nel 1901 Pascucci uscì dall'ambiente artistico senese e partecipò, con nove
acquerelli, alla Esposizione di belle arti di Roma.
In questa occasione conobbe alcuni giovani artisti, fra cui Plinio Nomellini e Pio Collivadino,
ai quali restò legato per molti anni e che contribuirono ad ampliare il suo bagaglio
culturale, che a Roma aveva già avuto modo di arricchirsi delle suggestioni desunte
dal verismo sociale di Michetti e di Mancini.
Tornato a Manciano, Pascucci si trasferì a vivere nella casa di una famiglia di
operai, i Garbati, che lo misero in contatto con il mondo dei braccianti in lotta con i
possidenti terrieri. Nei primi anni del Novecento arrivarono i primi successi nazionali.
Ad esempio, nell'agosto del 1909 il dipinto Gli apostoli, presentato all'Esposizione di belle
arti di Roma, fu acquistato dalla Galleria Nazionale di Arte Moderna (oggi in deposito nella
Chiesa di San Leonardo a Manciano).
La crescente popolarità non indusse il pittore a separarsi dalla Maremma.
Quando l'amico pittore Antonio Mancini gli mise a disposizione il suo studio romano, Pascucci
decise comunque di non trasferirsi nella capitale.
Questi furono anni di una copiosa e preziosa produzione artistica (Meditazione, Il pastore,
L'asceta, Eroi di Maremma), anche in affresco, che lo imposero all'attenzione nazionale.
Nel periodo fascista, nonostante le censure imposte dal regime, Paride Pascucci non abbandonò
le tematiche sociali e nel 1930, anno in cui espose a Grosseto alcune delle sue opere più
belle, si ritirò definitivamente nella propria casa costruita alla periferia di Manciano,
rompendo ogni rapporto con il mondo artistico ufficiale e dedicando la sua opera ai temi
della quotidianità contadina e popolare.
La pittura di questi anni si fece più intima e raccolta, senza rinunciare a opere
di grande formato: nel 1939 dipinse La Siesta, oggi esposta nella Sala del Consiglio comunale
di Grosseto e nel 1940 cominciò Baldoria carnevalesca, rimasta incompiuta ed esposta
nella Sala del Consiglio comunale di Manciano.
Ultimo dipinto, probabilmente, Macinatura di breccia presso Manciano della Collezione Bologna
Buonsignori di Siena.